Ecco dunque che questo principio antinomico e al tempo stesso tassonomico si può ben applicare al nostro romanzo collettivo. Esso presiede ad una serie di dualismi, rispecchiamenti, opposizioni che scaturiscono dall’idea originaria di tradurre le Città Invisibili in “Aziende In-Visibili”. Di queste aziende si propone (riprendendo la metafora dell’azienda e quindi dell’organizzazione sociale come labirinto ma anche come libro spesso evocata nei testi dello Humanistic Management) un Ante e un Retro. Ancora una volta, non necessariamente in antitesi, ma semplicemente come strumenti per leggere in maniera diversa una medesima realtà (nello spirito oulipiano degli Esercizi di stile). Prendiamo le due versioni di Leonia proposte rispettivamente da Alberto Provenzali e Giuseppe O. Longo. Il tema comune è la rappresentabilità (e prima ancora la consistenza) delle cose attraverso il linguaggio (Provenzali) e mediante la memoria (Longo), che sono architravi concettuali portanti di tutto il libro di Calvino e naturalmente de Le Aziende In-Visibili.
I rimandi antinomici possono poi essere anche fra “Aziende In-Visibili” diverse e per diversi motivi: sotto il versante del contenuto narrativo, ad esempio, la versione di Anastasia proposta da Josè Rallo diventa un flashback (forse solo immaginario) di Deckard (il Direttore del Personale controfigura del Marco Polo calviniano, che dall’insieme di altri indizi che si accumulano nel romanzo risulta essere figlio di emigranti siciliani) corrispondente al “Flashforward” della versione di Tamara proposta da Piero Trupia, mentre il dejà-vu da cui è colto Bill H. Fordgates Senior (l’Amministratore Delegato contraltare dell’Imperatore) nella Dutre-Rudet (altra antinomia che rispecchia quella con l’originale Trude) di Giuseppe O. Longo, rimanda al deja-vu (virtuale) di Fordgates Junior nella Aglaura di Nicola Gaiarin (che i due siano zio e nipote è rivelato nella rivisitazione di Despina di Isabella Rinaldi).
Sotto il profilo dei contenuti manageriali, una possibile Vision positiva dell’industria petrolifera (quella di Mattei) descritta nella mia rielaborazione “Ante” di Zaira si confronta con le pratiche reali della negoziazione in questo settore evocate da Fausto Morganti nella sua rilettura di Zirma, ma si confronta anche con la più generale definizione di “leadership italiana” proposta da Domenico Bodega nel sua rivisitazione “retrostante” della stessa Zaira. I processi brutali di acquisizione descritti da Pino Varchetta (Olivia) fanno il paio con l’alternativa di salvaguardare nei casi di Merger il genius loci (Sofronia), e via dicendo. Sotto il profilo stilistico infine il “Flusso di coscienza individuale” con cui Giulio Sapelli ha poeticamente ripensato Laudomia si accoppia al “flusso di coscienza collettiva” usato ancora da Provenzali , il racconto in prima persona prevalentemente legato alla figura di Deckard a quello in terza che spesso connota la figura di Fordgates (Senior o Junior), eccetera.
Ancora, ho introdotto due elementi per rafforzare la coesione interna del tutto – presidiata comunque anche dal fitto dialogo che ho intrattenuto, nel corso dei due anni di realizzazione del progetto, da una parte con il team nel suo insieme, tenendo tutti costantemente informati delle evoluzioni del testo attraverso una serie di aggiornamenti mensili diramati via e-mail, e con i singoli autori dall’altra, collaborando con ciascuno, sia pure di volta in volta attraverso interazioni di diversissima entità e qualità, nella redazione dei singoli episodi:
1 ho pensato che sarebbe stato utile, divertente e molto in linea con lo spirito oulipiano cui Calvino aderiva assegnare a ciascuna Azienda In-Visibile una posizione organizzativa: ma data la natura particolare delle nostre aziende, la loro in-visibilità appunto, le ho collocate, invece che su un Organigramma, su un Astrogramma (“una mia personale invenzione”, per dirla con il Cavaliere Bianco di Alice nel Paese dello Specchio) che consente anche di seguire, per chi lo desidera, le rotte dei viaggi di Deckard su una mappa celeste, sia pur leggermente modificata alla bisogna;
2 dato che uno dei temi centrali delle nostre riflessioni è il Mutamento (non a caso abbiamo costituito la Living Mutants Society), ho ritenuto interessante abbinare a ciascuno dei 128 episodi una chiave di lettura tratta da uno dei 64 esagrammi degli I Ching – Il Libro dei Mutamenti per antonomasia – di volta in volta nella versione Boaz o Jakin, i duei pilastri dell’Albero della Vita che sorgevano all’entrata del tempio del re Salomone e che, secondo la Cabala, rappresentano i principi opposti del movimento vitale, maschio-femmina, pieno-vuoto, luce-giorno (64 x 2 fa appunto 128). Qui l’ispirazione è venuta da uno dei più famosi romanzi di P.K. Dick The Man in The High Castle (non dimentichiamo che il nostro Deckard deve il suo cognome all’eroe di Blade Runner) in cui si immagina che la seconda guerra mondiale sia stata vinta dai tedeschi e dai giapponesi, il che comporta, fra le altre cose, che i manager delle grandi Corporation utilizzino per prendere le più importanti decisioni appunto Il Libro dei Mutamenti – I Ching. Le due colonne dell’Albero della Vita sono poi rappresentate frequentemente nei Tarocchi, carissimi al Calvino del Castello dei Destini Incrociati – ad esempio sono i due pilastri tra cui troneggia il secondo Arcano Maggiore, la Papessa, davanti ad un velo che nasconde l’ingresso del santuario, e che fiancheggiano il trono della Giustizia (Arcano numero 8) ornati di mezzelune bianche e verdi, mentre nell’Arcano 12, l’Appeso, il corpo dell’Impiccato penzola nel vuoto a testa in giù, fra di esse, in una ieratica posa a gambe incrociate.
In apertura, Universal Energy Spa, di Luigi Serafini