Mi consento una profezia: il tramonto dell’egemonia culturale USA. Quattro le ragioni: l’esistenza di uno stato ebraico attrattivo di talenti quanto lo è stata l’America nel ‘900; il mancato passaggio generazionale nella generazione scientifica USA ebraico-tedesca; l’attrattività dell’Europa, non dell’Italia, anche per qualità di vita; l’esaurimento del moderno e della cultura che l’ha sostenuto.
Mi soffermo su quest’ultimo punto.
Il moderno, quanto a ricaduta sociale, ha dato quel che poteva: lo scientismo e la tecnica. Ma i problemi oggi aperti sono scientifici di fondo, filosofici ed etici.
Nella versione egemone USA il moderno poggiava su tre filosofie, le uniche nate colà: il darwinismo sociale, il comportamentismo, il pragmatismo. Hanno generato l’economia del consumo e lo scientific management oggi insidiato dallo humanistic management che non è soltanto un modello di gestione, ma un nuovo punto di vista sulla realtà, un paradigma.
Anche lo scientific management è un paradigma, ma i suoi principi fondativi hanno ben poco di scientifico. Sono i Two Dogmas of the Empiricism di Quine (1945) e un altro, che ritengo ancora più fuorviante, che suona: solo l’osservabile è reale (esclusi pertanto gli invisible asset).
Un esempio clamoroso di riduzionismo scientista è il DSM, Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, bibbia di tutti gli psichiatri e di buona parte degli psicologi del mondo. Il DSM classifica le malattie mentali riducendole ad osservabili disturbi del comportamento, in quanto tali “clinicamente significativi”.
Due osservazioni. Mancando nel paradigma un’attenzione all’eziologia, si creano dei circoli viziosi: il disturbo è tale perchè significativo ed è significativo in quanto disturbo. Il DSM è presentato come Diagnostic and Statistical Manual, ma in realtà è uno Statistical Diagnostic Manual: la base della classificazione dei disturbi è meramente statististica. Un esempio: la depressione è considerata tale se almeno cinque sintomi comportamentali su nove sono riscontrati sulla base del parere prevalente nella comunità scientifica. Ma questa è immune dalle derive culturali derivanti dall’unico paradigma adottato?
Accade così che disturbi di tipo caratteriale o ambientale come ansia, stress, età o condizioni familiari, in primo luogo assenza fisica o affettiva dei genitori, diventino malattia. E’ il caso della cosiddetta ipercinesi infantile che altro non è che la normale irrequietezza dei bambini, accentuata per richiamare l’attenzione. Intanto appositi tranquillanti sono stati immessi nel mercato e l’American Psychiatric Society ha stabilito che si possono somministrare. Naturalmente sotto il controllo di medici e psichiatri e suggerimento dei produttori.
Postato dalla personalità mutante di: Piero Trupia