Per la serie "Letteratura per i manager " Enzo Riboni presenta: Dracula di Bram Stoker
Chi mai andrebbe a lezione di business da un vampiro? Con il che non penso a una qualche metafora tipo “management vampiresco”, “organizzazione vampirizzante”, “azienda succhiasangue”. No, affatto, intendo proprio da lui (dalla sua “letterarietà”) dal vampiro personificato, dal capostipite sinistro di ogni sinistra leggenda di “non-morti”, da Dracula in persona. Perché c’è chi ci vuol proprio affidare al tenebroso personaggio creato nel 1897 dall’irlandese Bram Stoker. Si tratta del libro (da poco pubblicato da Etas) “Letteratura per manager”, il quale, oltre che le lezioni “draculiane”, propone altre 49 opere-personaggi da cui andare a studiare per “far di management” meglio di quanto si faccia oggi.
Tanto per cominciare, comunque, torniamo a Dracula, degli altri aspiranti “businessromanzi”, semmai, parleremo le prossime volte. Per scoprire che lo Stoker autore di Dracula è un grande illusionista, che fa materializzare le nostre paure in qualcosa che sembra quasi umano, un personaggio terribile e seducente nello stesso tempo, che ci fa rispecchiare in ciò che normalmente non è visibile (non a caso Dracula non si riflette negli specchi). Basterebbe questo per fare del capolavoro di Stoker un libro da leggere assolutamente, soprattutto da parte di chi gestisce denaro, cose e persone correndo spesso su un crinale rischioso ed incerto, con la paura di sbagliare e di precipitare così dall’altra parte. Non più cioè leader e capo di organizzazioni viventi, ma artefice dell’insuccesso più grosso: la bancarotta, il fallimento, il passaggio all’altrove, al regno delle imprese morte.
Una forzatura? Forse, anche se, per esperienza diretta, parlando con manager e soprattutto con molti piccoli imprenditori, è capitato a chi scrive di percepire in modo molto evidente quella paura, dove la parola “fallimento” non viene mai assolutamente pronunciata ma eventualmente solo vagamente fatta intuire e subito esorcizzata, come l’essenza indicibile di un mostro. L’orripilante, l’incredibile materializzazione del male in qualcosa che vive accanto a noi affascinandoci e ammaliandoci, viene così usato da Stoker per instillarci una totale fiducia dell’esistenza della sua antitesi, del “bene puro” che sempre lotta contro le forze nefaste della corruzione e che, alla fine, inevitabilmente trionfa, come i nostri protagonisti che infine distruggono l’indistruttibile vampiro. E’ un “bene”, quello di Stoker, che oscilla tra un bigottismo esagerato dei simboli religiosi (Dracula ha una paura folle dei crocefissi, delle ostie consacrate e dei rosari) e la pretesa di spiegare tutto, soprattutto l’inspiegabile, caratteristica del positivismo scientifico che impera quando esce il romanzo.
Un positivismo estremo che, per tornare in azienda, spesso straborda nella eccessiva fiducia nei piani programmatici, nelle proiezioni di crescita di utili e fatturati, nella pianificazione di future crescenti quote di mercato, nella gestione del personale trasformato in “capitale umano” e così trattato con l’asetticità che si riserva a una componente di bilancio. Perché allora non vedere la lettura di Dracula come un salutare esorcismo di fronte all’incondizionato scientismo a cui ci si affida troppo spesso nella gestione delle organizzazioni? Jean Jacque Rousseau scrisse: “Se c’è al mondo un fatto ben documentato è senz’altro l’esistenza dei vampiri. Non manca nulla: rapporti ufficiali, dichiarazioni giurate di persone note, medici, preti, magistrati. Le prove giudiziarie sono assolutamente complete. E nonostante tutto c’è forse chi creda ai vampiri?”.
Noi no, certamente. Ma perché non farsi contaminare dalla figura di quel sinistro conte transilvano che ci permette di trasformare le paure in sembianze umane e, così, di esorcizzarle convincendoci che, alla fine, la virtù trionferà sempre sulla corruzione e la razionalità sul buio della ragione, che, pur mostruoso, alla fine si dissolve?
Postato dalla personalità mutante di: Enzo Riboni