Pensieri ed emozioni di Giulio Sapelli a margine della mostra fotografica “Il Secolo dell’Avvocato. Gianni Agnelli, una vita strordinaria.” Complesso del Vittoriano, Roma, 11-30 gennaio 2008.
Ah! che esposizione! che bello l’ avvocato Agnelli, fin da bambino, bellissimo.
E pensa guidava di già un’ automobilina tutto solo e impettito e serioso e certo è stato un combattente e su questo nulla da dire la campagna di Russia l’ ha fatta, ma che charme non c’è che dire, la mostra è bellissima e rimarrà un pilastro della riflessione storiografica moderna sull’industria e sulle eccelse figure che l’ hanno posseduta e diretta. O solo posseduta? Grande dilemma. Rimane il fatto che la fotografia con questa mostra più di moda e di costume che sull’ industria e che forse per questo disvela un modo neo gentilizio di far l’ industriale quale fu quello di alcuni italici tycoon, questa mostra può forse, Dio volendo, inaugurare un modo di far storia dell’ impresa e di far metafisica su di essa (di questa abbiamo più bisogno che mai) attraverso l’ immagine fotografiìca che non documenti solo il gentilizio stile,< ma il lavoro, il fare e il disfare, il progettare la vita, insomma, di lavoro e di fatica e di creazione e di sollievo e di gioia, si anche di gioia nella creazione di bei manufatti che l’ industria ha creato e laddove ancora esiste crea… beata sia l’ immagine della camera chiara che ci rimanda anche di questa nostra oggettivazione della vita: nel lavoro un ricordo, una memoria, una consapevolezza che ci meritiamo, noi che siamo al lavoro…
Postato dalla personalità mutante di: Giulio Sapelli