Dalla vita, al blog, al libro.

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Non solo mamma è un libro uscito nelle librerie da alcuni mesi e l’autrice Claudia De Lillo sta girando mezza Italia per presentarlo ai lettori. Il libro nasce da un blog, che a sua volta nasce da un’esperienza di vita intensa, frenetica e molto contemporanea. Giornalista finanziaria a tempo pieno, mamma di due bambini, moglie part time di un marito che vive per metà della settimana a Londra e infine blogger. La sua pagina viene visitata quotidianamente da tanti affezionati lettori, i commenti si sprecano e non scendono quasi mai al di sotto della cinquantina per post. A che cosa è dovuto tutto questo successo? Da lettrice di nonsolomamma non fatico a trovare una risposta: leggendo i suoi brevi frammenti di vita ci si sente meno soli nella follia di una snervante routine quotidiana, si ride, ci si regala un momento di svago intelligente perchè mai banale. Il blog piace alle mamme perchè si confrontano e si vedono riflesse, ai padri, a chi non ha figli o chi ne ha avuti e ora li rivede negli hobbit (così chiama nonsolomamma i suoi bambini) come nipoti.  Non si tratta di semplice resoconto giornaliero delle vicende domestiche: il filtro dell’ironia e del surreale rendono il blog “letterario” ( e forse per questo è stato trasformato in un libro), come avviene in tutti quei racconti che partendo dalla banale vita di tutti i giorni creano un’avventura. La De Lillo fa questo e assistere a una sua presentazione è piacevole e al tempo stesso straniante perchè ti sembra di conoscere da una vita quella persona al di là del tavolo che incontri per la prima volta.
Ma è inutile proseguire oltre, lascio la parola direttamente all’autrice, per una presentazione, virtuale stavolta, del libro, del blog e di ciò che è la sua vita.

Non solo mamma: un blog che conta un numero di accessi ogni giorno crescente, tanti commenti e un libro nato dalle sue pagine. Come è nata l’idea di tenere questo spazio e come sei venuta a conoscenza del mondo dei blog la prima volta?

L’idea di aprire un blog mi è venuta poco più di due anni fa, quando sono tornata a lavorare dalla seconda maternità. Avevo un bambino “grande” di tre anni e uno piccolo di cinque mesi ed ero in un mondo di pappe, pannolini e notti insonni. Tornando in redazione (sono giornalista finanziaria) mi sono ritrovata in un tunnel, altrettanto inquietante, di mutui subprime, bilanci societari e commenti di borsa. Non ero certa di sopravvivere a questa doppia vita ma ero sicura che nessuno dall’esterno ne avrebbe capito la follia. E ho iniziato a raccontarla in un blog che inizialmente aveva soprattutto uno scopo terapeutico per me, poi è diventato qualcosa di più grande e si è trasformato in un luogo di condivisione di moltissime esperienze e idee.
Ho conosciuto il mondo dei blog perché mio fratello ne aveva aperto uno. Una sera mi sono chiesta se ci fossero mamme con un blog e ho trovato quello della vale  di cui mi sono innamorata e ho pensato che volevo provare anche io.

Domanda di rito: quanto di te c’è nel tuo corrispettivo digitale e quanto c’è di inventato?

Il mio corrispettivo digitale mi rappresenta parecchio anche se, insieme al mondo che lo circonda, è la versione fumetto della mia vita. La quotidianità, raccontata nel suo grigiore, è inevitabilmente noiosa, io cerco di renderla interessante rendendola un po’ surreale.

Le persone che ti circondano e che sono entrate a far parte di questo mondo cibernetico e letterario vivono positivamente questo fatto o hai avuto rimostranze?

Con l’aumentare della popolarità del blog e con la pubblicazione del libro ho dovuto progressivamente avere maggiore rispetto e maggiori cautele nei confronti dei protagonisti delle mie storie. Gran parte di loro ha accettato di buon grado di ritrovarsi nell’”elasti-mondo”, dimostrando molta autoironia. Tuttavia non tutti siamo uguali e non tutti abbiamo piacere ad essere catapultati in un mondo virtuale accessibile a tutti. Ho dovuto imparare a filtrare la realtà per non turbare la sensibilità di nessuno, ma è stato un ottimo esercizio, anche per me.

Ora che sei diventata una “blog star” come è cambiato il tuo rapporto con la tua pagina personale? La vivi come un momento “ludico” e di svago oppure come una specie di dovere verso il lettore? Come trovi il tempo di scrivere fra lavoro, figli e casa?

E’ innegabile che un numero alto di accessi ti responsabilizzi maggiormente. E’ un processo virtuoso e un po’ vizioso quello per cui ogni santa sera mi ritrovo sotto le coperte, con il laptop sulle gambe a chiedermi “e oggi cosa gli racconto?”.
Ciononostante la scrittura è soprattutto un enorme piacere per me e un grandissimo divertimento. Credo che sia per questo che riesco a ritagliarmi uno spazio quotidiano per scrivere il post. Io lavoro durante il giorno, torno a casa, mi occupo dei piccoli, li metto a nanna e dopo scrivo. E’ una routine, un po’ folle, un po’ estenuante, ma funziona.

Blog e libro: inevitabilmente l’uscita del volume ha portato sempre nuovi utenti sulla tua pagina, curiosi di leggere “il seguito” delle tue avventure. Che differenza c’è a tuo parere, e se ne esiste una, fra chi è arrivato al tuo blog da blogger semplice e chi ci è arrivato da lettore cartaceo?

Il blog e il libro sono due volti di uno stesso mondo, uno dinamico e un altro più cristallizzato ma forse più nobile. Credo che chi, dopo avere letto il libro, si avvicina al blog non abbia uno spirito diverso rispetto a chi ha fatto un percorso inverso o mi conosce solo nella veste virtuale. Sono tuttavia certa che per molti il blog sia ancora uno strumento lontano e respingente, pertanto il libro arriva a persone che probabilmente mai sarebbero atterrate nella mia home page.

Credi che il blog come strumento di comunicazione sia semplicemente un prodotto del narcisismo tipico della società di oggi o è qualcos’altro?

Io credo che il blog sia, appunto, uno strumento di comunicazione. C’è chi lo usa per narcisismo, chi per farsi pubblicità, chi per dare consigli, chi per pontificare sul mondo, chi per raccontare storie. Il blog è solo un mezzo e come tutti i mezzi la sua causa e il suo fine dipendono esclusivamente dal soggetto che li utilizza.

Una domanda impegnativa ora: il blog è letteratura a tuo parere?

Il blog, come dicevo, è un mezzo e, come tale, in grado di veicolare qualsiasi cosa: bella, brutta, utile, insulsa o preziosa. Il blog non è letteratura ma può in certi casi veicolare letteratura. Non è casuale che le case editrici siano tanto attente in questo momento a quello che accade nella blogosfera.

Che rapporto hai instaurato nel tempo con i tuoi lettori? Credi nel passaggio on-off?

Frequentare un blog ti da moltissime informazioni sul suo autore e sono convinta che se un blog ti piace ti piacerà anche chi ci sta dietro. Nella mia esperienza non ho mai avuto brutte sorprese incontrando dal vivo persone conosciute virtualmente. Erano esattamente come me le immaginavo, con quella terza dimensione in più che non fa mai male…

Blog e mamme: condividere esperienze con altri genitori che si conoscono solo via web aiuta a rapportarsi al “mestiere più difficile del mondo”?

Aiuta certamente a sentirsi meno soli e a rendersi conto che quando ti senti inadeguata, incapace, oberata, mostruosa, annoiata, avvilita, euforica o confusa, beh, là fuori ci sono moltissime altre donne esattamente nella tua stessa condizione. Inoltre la condivisione, in un periodo complicato come la maternità, è un aiuto validissimo e un enorme conforto.

Molti genitori sono preoccupati del rapporto che i figli hanno con il web e in particolare con blog e community. I tuoi bambini sono ancora piccoli, ma come pensi che li indirizzerai nel rapporto con la rete?

E’ una domanda difficile che  a volte mi pongo e che rimando, vigliaccamente, a quando i miei figli saranno più grandi. Credo che non si debba demonizzare la rete, ma bisogna essere consapevoli delle insidie che nasconde. E ritengo soprattutto che ai figli bisogna dare gli strumenti per riconoscere le brutture, i buchi neri e i pericoli, fuori e dentro la rete.

Ultima e doverosa domanda: se guardi al futuro di non solo mamma vedi?

Posso dirti quello che mi auguro più che quello che vedo: vorrei avere uno hobbit numero tre e un po’ più di tempo per dedicarmi alle persone e alle cose che mi piacciono.

Grazie.

Scritto dalla personalità mutante di: Caterina Bonetti