La rete pesca sul fondo.

Lc7umkowi5nleskf8pga80id_500Internet è una fotocopiatrice. Per spedire un messaggio da un punto all’altro della rete, il sistema di comunicazione lo copia più volte durante il percorso. Ogni singolo dato prodotto da ogni computer viene copiato da qualche altra parte. A differenza delle riproduzioni di massa del passato, queste copie non sono semplicemente a buon mercato: sono gratis. Anzi, circolano con tale libertà che potremmo quasi pensare a internet come a un sistema di superdistribuzione in cui le copie scorrono all’infinito, come l’elettricità in un superconduttore. E soprattutto non spariscono mai. Anche i sassi sanno che nulla può essere cancellato una volta che finisce su internet. Oggi l’economia si basa su questo sistema di superdistribuzione: la nostra ricchezza poggia su una gigantesca macchina che sforna copie in modo promiscuo e continuo. In passato, però, l’economia si basava sulla vendita di copie che avevano un valore preciso. Quindi la libera circolazione di copie gratuite può mettere a repentaglio l’ordine costituito. Ma come si fa a guadagnare vendendo copie gratuite? La mia risposta è che quando le copie sono troppe, diventano inutili. E quello che non si può copiare diventa raro e prezioso. Quando le copie sono gratis, bisogna vendere qualcosa che non si può copiare. La fiducia, per esempio, non si può copiare né comprare. Bisogna guadagnarsela con il tempo. Non si può scaricare da internet o falsificare, almeno per il momento.

Jessa Crispin, venitinove anni, gestisce uno dei “literary blogs” più letti nel mondo anglofono. Sei anni fa nei ritagli di tempo ha iniziato a scrivere recensioni che poi metteva on line sul suo Blog of a Bookslut, dal titolo ovviamente provocatorio. In sei mesi aveva già 1500 visite uniche al giorno. Non è una professionista, non vuole esserlo, la sua professionalità e definita dai lettori che la seguono. Quello che scrive a proposito della rete l’acuto Kevin Kelly, citato in apertura, si rivela particolarmente giusto, ma, per usare la sua metafora, bisogna vedere qual è la qualità della fotocopia, se l’algoritmo di compressione dell’immagine è adeguato; bisogna rifarsi alla “fedeltà” che si produce, che non è un sentimento, ma un prodotto di cui ci si fa veicolo. In questo senso concordo con la Crispin quando dice “it’s just a diffent media”. E i media bisogna imparare a leggerli. Questo video tratto da Porta a Porta dimostra quanto un media è impreparato rispetto all’altro. Quanto si dice oggi della rete lo si scriveva negli anni ottanta della televisione. In Italia la rete è il luogo dell’insoddisfazione prima ancora che del cambiamento: non è il luogo della visibilità, come credono i visibilissimi volti della tv affascinati dalle carneficine; è piuttosto il regno del desiderio del cambiamento: se guardiamo la classifica dei blog più seguiti, non è un caso se il primo blog è quello di Beppe Grillo e che tra i siti letterari più letti ci sia la seconda versione di Nazione Indiana, che nasce ed esprime un grande desiderio di libertà e indipendenza. La pagina deve il suo successo, tra l’altro, anche alla presenza di Roberto Saviano (si veda tra l’altro il suo nuovo sito, tutto gestito da ragazzi ampiamente under trenta). Questi gli “Stili di comportamento” di Nazione Indiana:

"Nella cultura italiana vige la pratica dello scambio di favori. Ci impegniamo a non accettare nessun clientelismo. Non solo i do ut des immediati, ma anche le soggezioni, gli atteggiamenti reverenziali in vista di futuri tornaconti o per timore di essere esclusi o danneggiati dai “padrini della cultura”: boss grandi e piccoli del giornalismo e dell’editoria, amministratori pubblici, funzionari, giurie di premi, organizzatori di eventi ecc…"

In tutto ciò si sente forte bisogno di indipendenza. Ma anche l’indipendenza ha senso solo se la si inscrive in una qualsiasi "tradizione" i cui valori si riconoscono come effettivi. Su tutto un altro piano, segnalo a proposito di nuovi linguaggi e ibridazioni l’esperimento italiano di Booksweb tv. Aprite la sezione Bookstories che contiene una sezione si chiama Bonus Malus dove Raul Montanari dialoga dei Promessi sposi. Ecco, avere una cultura “ibridata” oggi potrebbe voler dire ascoltare le parole di Raul Montanari e quando cita Tersite supporre che abbia letto Concetto Marchesi…

Anche per oggi è tutto. Alla prossima settimana.

Postato dalla personalità mutante: Andrea Amerio